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LETTURE AL CHIARO DI LUNA

La vita ci costringe a «uscire» e altrettante volte a tornare. É più importante uscire o tornare?

P. GIANNONE BENEVENTO - CONVITTO BENEVENTO (BENEVENTO)

Anno scolastico 2020/21


La vita ci costringe a «uscire» e altrettante volte a tornare. Ma che cosa è più importante: uscire o tornare? Omero ha risposto in modo inequivocabile: vivere è tornare a casa. Perdersi e abitare sembrano quindi due poli dell’esistenza umana che deve «perdere» quello che le impedisce di fiorire, ma proprio quel perdere/perdersi è il primo passo per (ri-)trovare casa. La casa è infatti ciò che non si perde mai: non un luogo ma un modo di essere. Dante si perde nella selva oscura ma lì comincia il ritorno a casa. Renzo e Lucia si perdono ma trovano una casa (si accasano) altrove... La letteratura e le fiabe, da Ulisse a Pollicino, raccontano di gente che deve «uscire», «perdersi» e «tornare» al vero «uscio» di casa, una vita nuova. E, come scriveva Chesterton, il miglior modo per scoprire la propria casa è uscire dalla porta principale, andare sempre dritto e rientrare dal retro, dopo aver fatto il giro del mondo. Pinocchio perde Geppetto ma la sua ricerca lo farà diventare un bambino vero… L’adolescente è per definizione colui che deve «uscire» di casa, «è perso» perché deve «perdere» l’illusione infantile che la vita non abbia limiti, che invece sono necessari a scoprire chi siamo e di che cosa siamo portatori. Ma a perdersi sono anche gli adulti, che spesso non fanno più ritorno. Siamo fragili come foglie battute dal vento eppure riusciamo a rialzarci, a librarci nell’aria sconfiggendo le avversità della vita…. Chi non si è mai perso non ha mai trovato casa, chi non è uscito non sa dove sia la sua casa, perché «ri-uscire» nella vita è sempre «tornare» a casa.


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